Il cosiddetto movimento dell’antiarte, meglio conosciuto come ‘dadaismo’, nacque a Zurigo in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale, influenzando inevitabilmente tutte le arti di quel periodo (poesia, teatro, letteratura, arti visive e grafiche) con la sua politica di netto rifiuto verso qualsiasi standard artistico; tutto ciò che era ‘logico o ragionevole’ riceveva dai dadaisti un secco rifiuto, concedendo essi molto più spazio a idee bizzarre e stravaganti ed esaltando il senso dello humor.
L’artista ‘dada’ era contestatore, irrispettoso, provava disgusto per tutto ciò che era schematico o convenzionale, cercava di essere sempre originale, creativo, stravagante, e per esserlo utilizzava tutto ciò che si trovava a portata di mano, senza alcun tipo di schema prefissato. L’estetica cinematografica ed artistica, le ideologie politiche, e qualsiasi manifestazione di schema convenzionale, furono duramente contestate e poco a poco represse, lasciando spazio alla creatività ed all’estro, questo era in parole povere il ‘dadaismo’.
Contesto storico della sua nascita
Il vero motivo della nascita della corrente dadaista fu una dura protesta contro la barbarie della Prima Guerra Mondiale, che poi col tempo estese i suoi orizzonti anche al netto rifiuto verso il movimento culturale del manierismo, assai in voga a quell’epoca. Fu il Cabaret Voltaire di Zurigo il primo ritrovo di artisti ‘dadaisti’, ed il nuovo movimento iniziò da lì la sua opera divulgativa, sbarcando poi in breve tempo anche sulle coste degli Stati Uniti, dove proseguì con la sua missione di protesta.
Fu l’autore e poeta tedesco Hugo Ball il vero fondatore di questa nuova corrente culturale, ed è certo che il ‘dadaismo’ nacque in effetti proprio in un ambiente di rifugiati di guerra; successivamente questo nuovo stile fu adottato anche dallo scrittore rumeno di origine giudea Tristan Tzara (pseudonimo di Samuel Rosenstock), divenuto in breve una delle sue figure più emblematiche e rappresentative.
Significato del nome
Per tutti quelli che ancora oggi cercano di dare una significato alla parola ‘dada’, ci sono purtroppo cattive notizie in arrivo: il termine in questione non significa proprio nulla. E’ esattamente così, si ricerca ancora oggi una radice etimologica, storica e psicologica di questo vocabolo, ma purtroppo allo stato attuale non è ancora venuto fuori nulla di concreto; la cosa certa è che il dadaismo era privo di qualsiasi forma o stile ben definito, e forse proprio per questo non esiste un termine in particolare che possa esprimere meglio questo concetto.
Più che cercare di definirsi con un termine ben preciso, l’artista dada partecipava attivamente a manifestazioni pubbliche, pubblicazioni di periodici d’arte e letteratura, organizzava dimostrazioni dal vivo di quelle che erano le sue capacità artistiche, tutte attività che avevano il preciso scopo di remare contro quello che fino ad allora era il concetto predominante (ed imposto) di arte, ecco perché i primi suoi affiliati furono etichettati come ‘antiartisti’.
Senso antiartistico e antiletterario
Secondo la più pura filosofia dadaista, il concetto tradizionale di arte (sia essa pittura, scultura, poesia, letteratura) perdeva ogni suo valore se inserito in un contesto di guerra e violenza; era impossibile per i dadaisti che si potesse ricercare bellezza e creare arte di fronte agli orrori della guerra, sarebbe stato solo un modo per placare i sensi momentaneamente, ma nulla di più. L’artista dada non era più l’esecutore dell’opera, non era né lo scultore, né il pittore, né il poeta, ma colui che riusciva a trasformare qualsiasi oggetto in un’opera d’arte, attribuendogli il significato che più riteneva opportuno.
Il Dadaismo più che un’arte vera e propria potrebbe definirsi quasi un ‘posizionamento sociale’, un abbracciare in toto tutto ciò che remava contro un sistema fatto di regole, schemi convenzionali, leggi stupide e poco sentimento; di lì a poco questo stile iniziò ad evolversi in tutta Europa e poi anche negli States, spianando la strada a quello che sarà il movimento surrealista.
Esponenti ed opere del dadaismo
I primi artisti dada a manifestare il loro deciso schieramento contro ogni forma di ‘arte borghese’ che ricalcasse gli schemi più rigidi del manierismo e del barocco si riunivano, come accennato precedentemente, al Cafè Cabaret Voltaire di Zuirigo, ed a tenere banco nei primi ritrovi dadaisti erano Hugo Ball, la scrittrice e cabarettista tedesca Emmy Hennings, il pittore e scultore francese Hans Arp, e soprattutto lo scrittore tedesco Richard Huelsenbeck.
La corrente culturale si mosse poi verso la Germania, gettando a Berlino le basi per un suo consolidamento; nella capitale tedesca furono i drammaturghi Ernst Toller, Franz Werfel, Erwin Friedrich Piscator e Max Reinhardt i più attivi del movimento, che in breve accolse tra i suoi affiliati anche personaggi del calibro di Bertold Brecht e Fritz Lang.